La casa di mio padre era di cemento e spesse lastre di legno duro lucidato.

Per tutta la sua grazia architettonica, era una fortezza.

Molti bambini sono cresciuti tra le sue mura, hanno dormito nelle sue camere da letto, sono saltati dai suoi letti a castello, hanno giocato partite di pallone proibite in casa e sono scivolati, spesso di testa, lungo l'ampia ringhiera bianca.

Qualunque genitore vi dirà che i bambini possono demolire qualsiasi struttura.

Questa, massiccia, solida, è rimasta indenne e maestosa per decenni.

Dopo che ce ne siamo andati tutti e la casa è diventata troppo grande per una sola persona, mio padre ne ha venduto una parte - una dimora più piccola, altrettanto immutabile, che si trovava dall'altra parte del giardino. Una volta era stata la mia camera da letto e il mio nascondiglio segreto.

Le persone che l'hanno comprata hanno affermato che ci avrebbero costruito la loro vita e nel mio ultimo viaggio in Messico ho guardato fuori dalla finestra e ho scoperto che era stata rasa al suolo.

Sono rimasto lì così scioccato da non riuscire a prendere fiato.

Che sciocco sono stato a concepire il cemento come permanente, a considerare un edificio come un punto di riferimento.

Siamo condizionati a credere di lasciare qualcosa dietro di noi, ma il concetto di eredità è una montatura.

Sono rimasto lì, stordito, dietro la tenda, a riflettere.

Se è fallace pensare di lasciare qualcosa, allora anche la nostra nascita è un'illusione.

Siamo tutti eterni.