Ho appena piantato un pioppo tulipano, mi accovaccio e afferro il suo fragile tronco. Cresci imploro il suo assediato insieme di foglie, la sua radice a fittone interrotta.

Nella mia giovinezza ho afferrato il cazzo così: caldo, duro, felice di essere lì. Ora sono sceso a tronchi d'albero e un bastone, barattoli che mi resistono, bottiglie di pillole, una pala che mi fa male maneggiare.

Da qualche parte un palloncino scivola via dalla mano di un bambino, il sole si scrolla di dosso una nuvola,

il silenzio poi

l'aria mi ruba il respiro mentre l'erba comincia a ondeggiare.

Un fagiano lontano starnazza, la gravità scivola, le mie dita artritiche afferrano il fango come radici affamate.

Un bacio esalato ricevuto dalla lingua di un serpente di mais e mi disperdo

come le ore d'aria in

Un perfetto giorno d'estate.

Morirei per aver fatto sesso in bondage, mentre ballavo su una tela con la vernice e leggevo un libro sulle liste a un gatto in una stanza di ricerca che assomiglia a un grande ospedale.

Nessuno sarebbe sorpreso, un tale mucchio di attività fatte tutte insieme non è sano.