Domanda
È necessario limitare l'immaginazione? Quale connessione c'è tra depressione e immaginazione?
Dare una risposta
Articoli simili
- È necessario fare un foro di drenaggio per le piante da interno come la pianta di ragno?
- In quale periodo dell'anno è meglio riseminare il mio prato dopo che è stato danneggiato dalle larve?
- Quale strana teoria di cospirazione sul voto in Arizona seguirà l'attuale fantasia "migliaia di voti falsi dall'Asia su false schede di carta di bambù"? O questa è così stravagante da non poter essere superata?
- Che tipo di erba viene piantata nelle strade? Con quale nome si chiama nella scienza?
- Quale cipolla ha la quercetina più alta?
Viviamo sospesi fra due poli, due funzioni mentali: l'immaginazione ed il senso critico. L'immaginazione combina immagini e idee fra loro, senza nessuna logica o senso estetico, ma solo per attinenze, spesso talmente segrete da sfuggire alla coscienza, il senso critico filtra le combinazioni prodotte, esclude quelle inutili, vorrebbe selezionare solo quelle utili. Ma neppure il senso critico risponde a logiche che ci siano completamente note. Abbiamo l'illusione che la nostra coscienza conosca il nostro senso critico, ma esso stesso attinge dall'immaginazione per funzionare, spesso è intriso di irrazionalità e l'idea di Realtà che consegna al nostro Io vigile, cosciente, auto-cosciente, non è altro che una scheggia di tutto ciò che pensiamo e sempre poco attinente alla vera, oggettiva realtà, che ci è preclusa.
Viviamo ciechi, muovendoci a tentoni, in un ambiente che non conosciamo. E se riusciamo a vivere in un modo più o meno coerente, funzionale, utile, dobbiamo questo miracolo ai primi anni di vita, quando il nostro senso critico era meno condizionato da pregiudizi e l'immaginazione galoppava come mendrie di cavalli selvaggi, liberi di esplorare qualsiasi luogo del mondo.
Ritornare a quel modo di esistere, perfetto e libero, è la mia attuale aspirazione, perché ho compreso che ciò che mi impedisce di vivere non è la realtà, ma i fantasmi della realtà che continuo a conservare dentro di me.
Limitare l'immaginazione sembra un concetto terribile, una punizione alla creatività. Sembra poco contemporaneo. Il problema non è nell'immaginazione come atto, ma negli scenari che questo esercizio proietta. È come andare al cinema: se il film che stai guardando ti piace e ti coinvolge, non c'è limite alla fantasia. Se il film non ti piace, anche il minimo slancio fantastico può innescare una reazione a catena. Avere la depressione significa essere incollati alla poltrona di un cinema che continua a proiettare esperienze negative: che siano passate e reali, passate e irreali, presenti, presenti presunte o future - l'immaginazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento della depressione. Non credo, comunque, che la svolta sia nel limitare l'immaginazione. Qualsiasi limitazione cerebrale e cognitiva può essere controproducente se il soggetto sta affrontando una fase depressiva, perché a una scarsa propensione al ricevimento degli stimoli si associa il pericolo dell'apatia. Il percorso migliore che si possa fare è quello di incanalare le visioni verso la realtà (stiamo parlando di immaginazione, non di visioni mistiche) con delle ancore, ossia dei punti di contatto con il reale. Se le ancore sono positive, produrranno una serie di faretti luminosi da utilizzare come guida nei momenti più bui.